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Il lockdown da Coronavirus spinge l’e-commerce come non mai, ma non solo…

È ormai sotto gli occhi di tutti: l’emergenza coronavirus sta dando una grande spinta all’e-commerce anche in Italia.

A causa del lockdown anche i consumatori più restii agli acquisti online si stanno avvicinando al commercio elettronico e si presume che gli effetti di questo fenomeno possano perdurare anche dopo l’emergenza Covid-19.

E chi non aveva un e-commerce? Come sta affrontando il tutto? La necessità aguzza l’ingegno, si dice. In questo articolo raccogliamo alcuni casi di studio che possono aiutarci a comprendere meglio la situazione.

GDO e negozi di alimentari

Se la grande distribuzione organizzata, nel peggiore dei casi, ha dovuto solo dare un’accelerata all’implementazione di moduli e-commerce sui siti web istituzionali, i piccoli negozi di quartiere si stanno attrezzando con ordini telefonici o via Whatsapp.

Il cliente, dopo aver consultato il volantino digitale, detta al telefono o si scrive in un messaggio la lista della spesa, il negoziante calcola il totale e insieme concordano l’orario di consegna o ritiro nel punto vendita. Possiamo considerare questa modalità di vendita come commercio elettronico?
A nostro avviso sì, soprattutto se rappresenta un primo tentativo di avvicinamento all’e-commerce. In alcuni casi la domanda è stata tale che ha spinto gli operatori a dover riservare il servizio solo alle categorie più bisognose: over 65 o persone con disabilità.

Abbigliamento e accessori

Anche per il settore del fashion retail, bisogna fare un distinguo: se i brand delle multinazionali possono continuare a spedire i prodotti acquistabili online, i piccoli negozi, costretti alla chiusura in tutta Italia, stanno rincorrendo al digitale per mantenere un contatto con i propri clienti.

Sempre più spesso accade che titolari e commessi utilizzino Instagram per trasformarsi in “consulenti di stile”: basta inviare un video o una foto del proprio armadio per ricevere, sotto forma di Stories, consigli su abbinamenti e riciclo creativo di abiti vecchi. Siamo sicuri che sia la strada giusta per garantirsi una ripartenza meno “in salita”.

 

Beauty e dintorni

Parrucchieri, estetiste, make up artist rappresentano un’altra categoria di professionisti che l’emergenza Coronavirus ha costretto a chiudere. I social stanno offrendo anche a loro l’occasione di continuare a seguire i propri clienti (e non solo) a distanza. Trasformati in veri e propri “beauty advisor”, sono pronti a suggerire maschere di bellezza fai da te e a consigliare come scegliere la tintura per capelli più adatta alle proprie esigenze.

Molti di loro magari erano già noti al piccolo grande schermo degli smartphone, ma ci numerosissimi casi di professionisti che fino a prima dell’emergenza covid-19 non avevano mai pensato ad un utilizzo di Instagram o Facebook in questo senso.

Il business dopo il lockdown

In conclusione, con una buona dose di ottimismo, siamo convinti che, se da un lato la pandemia ci stia togliendo tanto - tempo, amicizie, affetti, viaggi, denaro…- dall’altro questa surreale situazione stimolerà l’utilizzo creativo degli strumenti del digitale a supporto dei business più piccoli, finora all’oscuro delle potenzialità delle nuove tecnologie.

Insomma, vogliamo credere che non solo #andràtuttobene ma, se seminiamo bene, con l’aiuto del web, #andràancorameglio!

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