Tutta colpa del Furano – Il potere delle parole - episodio 3

Tutta colpa del Furano – Il potere delle parole - episodio 3

In occasione della #GiornataInternazionaleDellaDonna riflettiamo sulla parità di genere e su come il processo di adattamento linguistico in atto possa contribuire alla sua normalizzazione. Aurelio Viscusi e Roberta Collina ci accompagnano in un viaggio sul potere evocativo e simbolico delle parole per ricordare come anch'esse siano attuatrici di trasformazioni sociali e culturali.

Ascolta ora "Tutta colpa del Furano"!

 

Aurelio:
Ciao a tutti e benvenuti a un nuovo episodio di Tutta colpa del Furano. Oggi parliamo delle parole, di come cambiano nel tempo e della bellezza che deriva dal loro significato e mutamento.

Lo faccio come sempre io, Aurelio Viscusi e… Roberta Collina 

 

Roberta:
Aurelio che ne dici di queste parole dello psicanalista e saggista Massimo Recalcati?

"Le parole sono vive, entrano nel corpo, bucano la pancia: possono essere pietre o bolle di sapone, foglie miracolose. Possono fare innamorare o ferire". 

 

Aurelio:
E’ vero. Le parole sono entità vive, sono strumenti per comunicare, ma sono anche espressione di un'epoca, della cultura della società e si arricchiscono di significati e di valore in funzione del loro uso. 
Uno degli esempi più recenti è la parola VIRALE. Prima del 2020 si utilizzava per indicare  un contenuto che sul web diventava velocemente popolare propagandosi tra le persone in maniera spontanea.

Con l’arrivo del COVID-19 la sua accezione negativa lo ha relegato solo a contesti scientifici o legati alla salute e non più a quelli comunicativi.



Roberta:
Un altro esempio di parola che muta il suo  significato a seconda del contesto in cui si utilizza è MARATONA.

Il termine risale alla gara di corsa di resistenza istituita in occasione delle prime  Olimpiadi. Il suo uso moderno invece, sta ad indicare un'attività di lunga durata e che richiede un certo impegno: una maratona elettorale, una maratona cinematografica. Tutt' altro uso rispetto al passato.

Le parole attraversano le epoche e le società fino ad essere motore di cambiamento.

 

Aurelio:
Esattamente. Mi hai fatto tornare in mente la storia di Kathrine Switzer, ospite lo scorso anno di Libro Aperto Festival.
Siamo a Boston. E’ il 19 aprile 1967. La maratona è inibita ancora alle donne. Kathrine, con una determinazione senza eguali, decide che vi avrebbe partecipato lo stesso. Lo fa sotto il nome di K. V. Switzer. Le viene attribuito il numero 261.
Procede tutto per il meglio fino a quando un reporter la nota. Di lì gli scatti storici di lei strattonata dai giudici. Kathrine portò a termine la sua gara, entrando nella storia per la sua impresa. Grazie a quel suo gesto, qualche anno dopo la competizione venne aperta anche alle donne…

 

Roberta:
Che bella storia e che emozione ascoltare la Switzer lo scorso anno a Libro Aperto Festival… insomma, questo ci porta a pensare come il linguaggio sia sì, un mezzo di comunicazione, ma anche uno specchio della società e delle sue evoluzioni. 

 

Aurelio:
Per fortuna è così. per questo negli ultimi anni abbiamo iniziato a declinare al femminile alcune parole tradizionalmente usate al maschile.

Termini come "avvocata", "sindaca" o "architetta" sono esempi concreti di come la lingua possa adattarsi per riflettere una maggiore inclusione. In passato, l'assenza di queste forme femminili rispecchiava una società in cui alle donne era precluso l'accesso a determinate professioni e ruoli pubblici. 

All'inizio, l'introduzione di questi termini può sembrare cacofonico o innaturale. Tuttavia, questo processo di adattamento linguistico è fondamentale per contribuire alla normalizzazione della parità di genere. La resistenza al cambiamento spesso deriva da abitudini radicate e da una percezione del linguaggio come qualcosa di statico.

Le rivoluzioni si fanno con azioni significative dei singoli, come quelle di Katrine Switzer, o della comunità… come quella linguistica  che è essa stessa motore di trasformazioni sociali e culturali. 

Grazie per averci fatto compagnia… alla prossima.

 

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